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Amorevolmente Fitness

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Introduzione

Non c’è battito.

Una voce in dissolvenza mi spiega che statisticamente capita al 50% delle donne che affrontano la prima gravidanza, ma io smetto di ascoltare, e inizio a vedere nella mia mente una raffica di immagini.

 

Mi piovono addosso i ricordi di quando ero bambina,e aspettavo che mio padre venisse a prendermi a scuola, ma non arrivava mai e io piangevo, quella bambina che diventava una ragazza e veniva rimandata in educazione fisica,falliva in una cosa così semplice, e ancora le delusioni amorose, l’abbandono degli studi universitari, e e adesso una donna incapace di meritare la gioia di un figlio.

Ho provato vergogna, senso di inadeguatezza,paura, solitudine, dolore,ho spento il telefono,ho smesso di parlare con le persone, mi sono chiusa in casa, e ho chiuso fuori il mondo.

 

Fino a quando scopro di aspettare un bambino, dinuovo,e piena di terrore e insicurezza, che fanno da padrone nei mesi successivi,arriva il giorno della nascita di Samuela,la mia prima bimba.

Si dice che quando nasce un bambino,nasce anche una madre.

Samuela è bellissima,ma avere a che fare con un neonato è davvero faticoso, ed io mi sento impreparata.

Il ritmo sonno veglia è completamente modificato, l’allattamento mi sfinisce, la bambina vuole stare sempre in braccio, mi fa male la schiena, sono gonfia a causa della ritenzione dei liquidi, e ho l’addome della consistenza di un budino.

Reduce da un parto cesareo d’urgenza, con trenta chili in più e un neonato da accudire.

 

Quello è stato il momento in cui ho preso consapevolezza che non ce l’avrei mai fatta,se non avessi iniziato a cambiare, se non avessi perdonato me stessa per tutte le volte in cui non mi sentivo abbastanza, e se non avessi iniziato a volermi bene, non sarei mai potuta essere una buona madre.

 

È stata una esperienza di profondo amore, e di grande dolore. La bambina che era dentro di me aveva bisogno di ascolto, era tempo di togliersi l’armatura, perché pesava troppo.

Pesavano i giudizi,pesavano le paure, pesavano i chili che avevo accumulato, che avevano riempito il senso di vuoto e le insicurezze.

 

Così ho iniziato un viaggio dentro me stessa, dentro le mie emozioni. 

E man mano che accettavo me stessa, vedevo trasformare il mio corpo.

Ho iniziato a muovermi, fare passeggiate e ginnastica in acqua.

Ho iniziato a seguire una corretta alimentazione con l’aiuto di un nutrizionista.

Ho iniziato ad appassionarmi di fitness, di nutrizione, di benessere.

Ho iniziato a leggere,ad approfondire.

Stavo bene, ero piena di entusiasmo,piena di energia, ho intensificato gli allenamenti.

Dopo due anni aspetto un altro bambino,mi alleno in piscina per tutta la gravidanza, fino a pochi giorni prima del parto.

Quando è nato Valentino ho capito l’importanza di concederci una seconda possibilità.

La speranza e la fiducia hanno preso il posto della paura, la tenacia e la caparbietà hanno preso il posto dell’insicurezza.

 Mi sento sempre più forte, dopo quaranta giorni dal secondo parto cesareo d’urgenza, stresso talmente tanto lo specialista che mi segue, al fine di avere il certificato medico per l’idoneità e tornare ad allenarmi, che alla fine capisce che sto davvero molto bene.

Posso tornare in piscina, posso tornare in palestra, ma con due bambini il tempo a disposizione è davvero poco.

 

Nel frattempo compriamo casa, e lì decidiamo di attrezzare una piccola homegym.

Così non devo lasciare i bambini, e non sono vincolata agli orari dei corsi.

Mentre i bambini crescono, io mi prendo cura di me stessa, del mio benessere psicofisico.

Tra poppate,pannolini, turni di lavoro, dentini, incastro l’allenamento, che mi dà un sacco di carica nella vita quotidiana.

Inizio a prendere lezioni di boxe, di krav maga, di windsurf, di sup, al mare.

Ho tantissima voglia di imparare, di fare, i bambini sono cresciuti,vanno a scuola,corriamo avanti e indietro tra mille impegni quotidiani,il tempo è sempre poco,ma l’allenamento ormai fa parte della mia vita.

 

Fino al giorno in cui nelle nostre vite è arrivato il coronavirus, e all’improvviso ci siamo ritrovati in una pandemia mondiale, nell’incubo del lockdown.

Siamo stati costretti a fermarci.Non è stato facile, non eravamo preparati a niente del genere.

La pandemia ci ha insegnato a rivedere le nostre vite,le nostre priorità, i nostri tempi.

 

Così ho deciso di iscrivermi ad un corso per diventare personal trainer, e ho iniziato a condividere i miei allenamenti e la mia passione per il fitness sulle pagine Facebook e Instagram.

 

Spesso durante un momento di sconforto o difficoltà facciamo l’errore di pensare di essere gli unici in quella situazione. In realtà molte altre persone potrebbero essere nella stessa situazione. Condividere con gli altri e confrontarsi apre la porta delle possibilità e delle infinite soluzioni e strategie.

Donare a chi ne ha necessità le nostre risorse per il benessere di tutti, ci arricchisce. Condividere serve prima di tutto a cambiare le cose.

 

Il corpo ci parla sempre, spesso urla in silenzio per attirare la nostra attenzione.

C’è qualcosa dentro che chiede ascolto e riconoscimento, ma tropo spesso invece di  esprimere quello che sentiamo, teniamo tutto dentro.

Siamo un corpo con delle necessità, ma siamo anche un vissuto, emozioni, sensazioni e predisposizioni che incidono nella scelta del nostro stile di vita, cioè un’abitudine consolidata sotto il profilo della volontà d’azione e di pensiero.

Viviamo in una società che esalta l’intelletto ma che non ci insegna ad essere in contatto con il nostro mondo emotivo. 

 Le nostre emozioni possono rappresentare dei validi segnali che il nostro corpo e la nostra mente inviano per parlarci dei nostri bisogni e desideri e dunque di agire per raggiungerli.

 

Il rapporto con il cibo è l’espressione di un appetito che non soddisfa solo la fame, ma coinvolge impulsi istintivi e vitali della nostra vita affettiva. L’educazione alimentare e l’alfabetizzazione delle emozioni, cioè saperle riconoscere e imparare a gestirle, è il primo passo per avere uno stile alimentare consapevole e libero da condizionamenti emotivi.

 

Amorevolmente Fitness nasce da un’idea, 

l’idea di sentirsi adatto,dall’aggettivo inglese fit,che viene tradotto in lingua italiana con il termini “idoneità”, nel senso di preparazione fisica e stato di forma fisica, in modo amorevole verso se stessi.

 

Paoletta